sintomi d’estate

“Buongiorno, per oggi è previsto bel tempo su tutte le regioni”. La radio accesa mi fa compagnia, mentre guido piano. Sono poche le cose che ascolto davvero. Soprattutto, osservo.
Mi accorgo che al mattino qui non c’è mai nessuno ad aspettare l’autobus alla fermata. Perché il mare è un punto di arrivo, una destinazione. Non è quasi mai un punto di partenza. A meno di non dover dire basta, e allora, da qui, devi andartene per forza.
Ricordo i primi giorni di Luglio, al mattino presto, con l’erba ancora alta lungo i bordi di questa lunga strada diritta che arriva fino alla stazione. Così alta che quasi la ferrovia da qui non si vedeva. Si sentiva soltanto. Perché l’inizio dell’estate in fondo è un po’ anche questo: è lasciarsi andare, lasciare che certe cose accadano, senza frenarle. Che quando poi tagli l’erba, se ne vanno via anche un sacco di fiori spontanei, che era bello lasciar vivere un po’. Adesso l’erba è secca, tagliata, ridotta a una distesa pulita e identica ovunque tu la osservi.
Sono le sette e ventidue minuti, segnale orario dalla radio. Prendo la strada più lenta, che non è certo deserta ma sta dall’altro lato della strada che faccio di solito. Corre quasi parallela e allora nel mezzo vedo un po’ le stesse cose, vedo quello per cui qualche volta mi sono pure fermato a fare una fotografia. Dal lato opposto, però. Così adesso stento quasi a riconoscerlo, come se entrassi dall’altra parte di uno specchio e poi guardassi fuori.
Alla radio la vecchia Spiagge. Renato Zero. E fa brillare gli occhi. Come l’estate di milioni di anni fa.
Ogni mattina passo di qui, con lo stesso sole che si affaccia, con la stessa ragazza con la maglia giallo-fluorescente che corre, con lo stesso treno che mi passa accanto, probabilmente con la stessa destinazione di ieri. Ogni giorno lo stesso signore porterà fuori il suo cane, e alla stessa ora, attraverserà la strada ed io lo lascerò passare. E starà passando una bicicletta, una sola, senza fretta, costeggiando la ferrovia.
Voltando lo sguardo, dietro quei cassonetti adesso troverai una anziana signora che passa col carrellino della spesa; anche oggi riuscirà ad essere tra le prime clienti di quel piccolo negozio dietro l’angolo della via. Dove in questo momento staranno ancora tirando fuori le cassette della frutta e quella vecchia bilancia.
La guardo passare per un momento, atterro con lo sguardo sulle ruote del suo carrellino e sorrido. Chissà che cosa pensano di lei quando la vedono arrivare sempre alla stessa ora, con il suo carrellino vuoto e probabilmente con lo stesso sorriso a dirgli sempre buongiorno. In quel momento, in quel piccolo vecchio negozio sta il senso di tutto. Sta il senso del tempo che non finisce mai, anche se quello sta aperto solo in estate. Apre insieme agli ombrelloni, e chiude con loro.
Quanta nostalgia nasconde tra i pacchi della pasta e le bibite in fresco, tra i solari venduti a caro prezzo e il frigo dei gelati in confezione famiglia. Quante estati da raccontare. Quante facce viste, passate di lì e poi non viste mai più. E quanta gente invece ha visto crescere, involontariamente, senza neanche sapere che l’anno dopo quei visi li avrebbe visti ancora. Cambiati, cresciuti. Senza neanche aspettarsi mai qualcosa che andasse oltre lo scontrino ed un “Grazie, arrivederci. Buona giornata”. Eppure certe cose son belle da vedere ogni giorno, per ritrovarle sempre.
Ogni giorno è un giorno un po’ diverso, in questo tempo che sembra ripetersi e che non vorrei finisse mai.

Libri sul mio asciugamano…

E, distanti, dal trambusto del mondo, dal suo disordine, dalle sue chiacchiere inutili, ma anche dal silenzio senza senso, una luce diversa inizia a farsi scorgere: è l’aurora.
(Jessica Mastroianni e Marcello Affuso, A un passo da te)

9 risposte a “sintomi d’estate

  1. leggo, vedo attraverso i tuoi occhi e sorrido…
    sorrido perchè sei dolce e in questa torrida serata padana senza un filo d’aria, nella quale la malinconia la fa da padrona assieme all’apatia più totale ho sorriso…

  2. sai cosa mi manca un po’?
    da parecchio tempo ormai non incontro più i trasporti degli yacht dai cantieri navali (che sono nella zona industriale) verso il porto… a volte creavano problemi e ritardi, ma era bellissimo veder passare quei bestioni accanto alle mura romane… e non c’era la crisi di adesso…

  3. mi mancano a volte quelle strade dritte ti lasciano pensare e osservare qui a Genova devi fermarti per farlo e non sempre puoi ma quando ci riesci desideri solo che il tempo si fermi ciaoooooooooooo

  4. Questo post lo voglio solo “vedere” scorrere dentro gli occhi.
    E non vorrei finisse mai.
    Un like qui e uno inside.

  5. Sono momenti che “danno il senso del tutto”, vero e sono rassicuranti. Succede, e sempre più spesso purtroppo, che certi “punti” fermi o di riferimento non li ritrovi più perchè non è poi tanto vero che il senso del tempo non finisce mai. Un negozio che chiude, una famiglia amica di ombrellone che si trasferisce all’estero per lavoro, il dirimpettaio del terrazzo al mare che apre pochissimo le imposte perchè è gravemente ammalato, quel signore anziano che faceva sempre una carezzina al tuo cane e di cui non hai più notizie…succede anche questo, anche se è estate e ti senti un po’ smarrita.
    Sorridiamo pertanto alle abitudini, alle consuetudini, al sempre uguale. Vorrei, come te, che non finisse mai.

  6. eccomi qua, non capisco perchè non ricevevo più le notifiche del tuo blog…..spero di essere riuscita a rimediare ;-) leggo con piacere questo post, quando proprio ieri sera ho perso uno di quei punti caratteristici che ti accompagnavano dall’infanzia…..un’altra saracinesca abbassata…..

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